Federico di  Giorgi

Federico di Giorgi

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Zoom: racconto, condivido, rappresento.

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Il lungo e prolungato lockdown dovuto al protrarsi dell'emergenza epidemiologica da Covid-19 ha messo alle strette gli italiani costretti a restare chiusi in casa per diversi mesi, mutando radicalmente le proprie abitudini e attività quotidiane. Da un giorno all'altro la vita si è improvvisamente fermata; le luci delle città sono rimaste sole in mezzo al vuoto delle piazze e strade, le persone si sono lentamente spente. Ma c'è una categoria più delle altre che è stata colpita dalla vastità degli effetti collaterali del coronavirus: la generazione dei millennials, ovvero quella dei nati tra gli anni '80 e il 2000. Loro sono quelli che più di tutti hanno perso ogni punto di contatto e riferimento durante la quarantena: dal gruppo di compagni di scuola alla possibilità di praticare l'attività sportiva abituale, fino alla classica uscita con gli amici al sabato sera. Una modifica così brusca, inaspettata e repentina tanto da gettarli a volte nello sconforto più profondo. Tra le preoccupazioni maggiori dei giovani riscontrate durante il periodo della pandemia, al primo posto c'è quella che riguarda il futuro: i ragazzi, in questo delicato e sofferto momento storico non hanno alcuna solida certezza, hanno perso la voglia di sognare il domani o no?. 

Questo è il quadro che emerge dall'indagine "Giovani e Quarantena" promossa dall'Associazione Nazionale Di.Te. (Dipendenze Tecnologiche, Gap, Cyberbullismo) svolta in collaborazione con Skuola.net, che ha intervistato un campione di 9.145 giovani di età compresa tra gli 11 e i 21 anni. Lo studio rivela un considerevole aumento dei disturbi d'ansia e dell'insorgere di stati depressivi tra gli adolescenti, i quali si sentono sempre più soli, poco ascoltati e considerati. Oltre a questo anche il distanziamento fisico - sociale ha contribuito ulteriormente ad alterare il modo di gestire il loro tempo libero a disposizione e, al contempo, di permanenza in casa con i genitori. Quasi 8 ragazzi su 10 hanno dichiarato di aver cambiato l'orario in cui vanno a dormire e quello in cui si svegliano, non riuscendo più a riposarsi come prima a causa della comparsa di alcuni disturbi del sonno che li fanno sentire più stanchi la mattina seguente. Un altro elemento certamente protagonista di questo surreale periodo è il vero e proprio ricorso alla tecnologia digitale, che ha completamente stravolto la didattica e l'apprendimento stesso dei ragazzi con l'avvento della formazione a distanza (FAD). Ma se da un lato per i millennials pc, smartphone e tablet sono stati dei preziosi e validi alleati per rimanere costantemente in contatto con il mondo esterno, il forte senso di solitudine avuto in questi mesi dai ragazzi è l'ennesima conferma che la tecnologia è social, ma per nulla socializzante. Fa sentire soli e non contiene le ansie. 

Ma come si può fare a rassicurare i più giovani e a fargli riprendere il desiderio di immaginare un futuro migliore e ancora più prosperoso? Certamente attraverso il teatro in grado di generare e alimentare nuovi contatti umani veri e autentici, riscoprendo principalmente il piacere della condivisione e dello stare assieme vivendo un'esperienza di crescita e consapevolezza di se stessi. Questa è la funzione principale del teatro: creare senza forzature un dialogo e un rapporto umano con gli altri e poi rappresentarlo. 

Motivando i giovani a compiere un viaggio partendo dal racconto di come hanno vissuto il proprio periodo di detenzione forzata in casa, il poliedrico attore e regista feltrino Roberto Faoro darà vita ad un laboratorio di teatro della durata di due mesi rivolto a ragazzi e ragazze, propedeutico alla messa in scena di un laboratorio finale (spettacolo aperto al pubblico) che ripercorrerà storie, racconti e testimonianze dirette di una realtà fino a qualche mese fa inimmaginabile e, ora, divenuta parte integrante della nostra quotidianità al punto da modificarla radicalmente, facendo emergere nuovi aspetti e punti di vista ancora inespressi. Al centro di tutto questo l'intelligenza emotiva, ovvero l'abilità di saper dosare e usare le emozioni in modo corretto attraverso la capacità di identificarle, comprenderle e gestirle nei più disparati contesti della vita quotidiana. Esperienza che diventa un laboratorio per chi è in scena (se vuole) e, inoltre, anche per gli stessi spettatori. Perchè il teatro è relazione con sè, con gli altri e con il pubblico. Si può solo raccontare, oppure anche scrivere o lasciare che il conduttore stesso riporti quello che i più giovani gli hanno esposto. 

Il laboratorio teatrale è un percorso formativo di pura sperimentazione, un vero e proprio spazio di apprendimento privo di pregiudizi e leadership, in grado non solo di conoscere le più moderne e innovative tecniche di recitazione, ma anche come valido trampolino di lancio per migliorare la propria comunicazione superando eventuali problemi legati alla timidezza oppure alla poca dimestichezza nel parlare in pubblico. 

OBIETTIVI DEL PERCORSO FORMATIVO

- Acquisire una maggiore consapevolezza delle proprie emozioni.

- Incrementare il proprio equilibrio e benessere interiore. 

- Promuovere e valorizzare la propria autenticità, superando l'insorgere di possibili inibizioni e condizionamenti esterni attraverso la libera espressione di se stessi. 

- Migliorare la proprie capacità comunicative e relazionali anche attraverso la gestualità. 

DURATA DEL LABORATORIO

Il laboratorio si svolgerà nel periodo estivo (indicativamente da luglio a settembre 2020) in un palcoscenico unico ed esclusivo come quello del Palazzo Borgasio del Comune di Feltre (BL).

DESTINATARI

Al laboratorio di teatro possono partecipare tutti i giovani che hanno voglia di stare assieme. Non serve alcuna esperienza teatrale, basta solamente aver voglia di mettersi in gioco in un ambiente privo di competizione e leadership. Numero massimo di iscritti: 10. Il corso prenderà avvio al raggiungimento di n. 4 (quattro) partecipanti. 

DOCENTE

Roberto Faoro - poliedrico attore, drammaturgo e regista italiano vincitore nel 2005 del primo Concorso Nazionale di Arti Sceniche indetto dall'Istituto di Istruzione Superiore Elena Principessa di Napoli, ricevendo la menzione speciale della critica Creo Ergo Sum, mentre lo scorso anno ha portato a casa la menzione speciale al prestigioso Premio Internazionale Salvatore Quasimodo - sezione teatro - con il monologo sulla storia e vicissitudini dei Fratelli Bisaglia

QUOTA DI PARTECIPAZIONE

Per iscriversi al laboratorio teatrale è necessario inviare un'email con i propri dati personali (nome, cognome, data di nascita, telefono) all'indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. entro e non oltre sabato 11 luglio 2020, allegando alla presente contabile del bonifico di € 60,00 al mese (totale € 120,00) da effettuarsi entro e non oltre la data sopra riportata al seguente IBAN: IT77O0814061110000030119920 codice BIC: CCTIT2T38A causale: iscrizione al corso Zoom: racconto, condivido, rappresento

Si precisa che detto importo potrà essere da noi restituito solamente nel caso in cui non si dovesse raggiungere il numero minimo di 4 (quattro) iscritti, salvo diverso accordo con il partecipante che intenda perfezionare lo stesso il corso individualmente. Per maggiori informazioni è possibile visitare la pagina Facebook Associazione Culturale Teatro del Cuore di Feltre e Belluno, oppure telefonare al numero 347 316 4423 (Roberto Faoro). 

 

 

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Corso di Lettura Espressiva Online. Dagli occhi, al cuore, alla voce.

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Vuoi comunicare in modo efficace oppure imparare a leggere un testo in modo coinvolgente, liberandoti dalle inflessioni dialettali? Iscriviti al corso di lettura espressiva online tenuto dal poliedrico attore e regista feltrino Roberto Faoro, che si svolgerà da lunedì 15 giugno in orario serale. La tua voce è unica. Trattala bene e ottieni il meglio.

A chi è rivolto il corso?

Sapersi rapportare con i propri interlocutori utilizzando un corretto approccio vocale ed espressivo, migliora la vita quotidiana e professionale facendo riscoprire a voi stessi e agli altri, la bellezza e l'espressività della parola. Il corso si rivolge a coloro che vogliono scoprire e approfondire la conoscenza della corretta pronuncia in lingua italiana e l'utilizzo efficace ed efficiente della voce. Un percorso di crescita culturale, uno strumento imprescindibile per il successo nella propria attività lavorativa.

Obiettivi didattici

Le persone sono voci nell'universo, irripetibili. Il percorso formativo fornisce nozioni e conoscenze basilari per imparare a comunicare e a leggere un qualsiasi contenuto in modo attrattivo e coinvolgente, allo scopo di semplificare all'interlocutore la corretta comprensione del contenuto e del significato di un semplice messaggio. Il percorso d'apprendimento si configura come un laboratorio, dove attraverso esercitazioni pratiche e il confronto reciproco in un ambiente privo di pregiudizi, incomprensioni e leadership, si acquisiranno le tecniche per la corretta pronuncia delle parole, interpretando senso e atmosfere di un testo leggendolo in modo espressivo, dopo aver investigato suoni e colori delle parole e della propria voce.

Metodologia didattica

Partendo da letture a ruota libera, i partecipanti saranno guidati verso un graduale approccio al testo non solo razionale ma anche indagando suoni, colori, immagini e molti altri aspetti, attraverso la sperimentazione di laboratori ed esercitazioni pratiche utili per apprendere l'utilizzo efficace della propria voce e lo studio dei suoi elementi espressivi quali il tono, il tempo, il ritmo, il volume, il colore, le corrette pause, la respirazione e il mordente.

Modalità di erogazione del corso

Viste le recenti restrizioni imposte dall'emergenza epidemiologica da Covid-19, le 10 lezioni del corso di lettura espressiva online si terranno in modalità videoconferenza, con possibilità di interagire e di porre domande in tempo reale al docente Roberto Faoro. Un metodo tecnologico e innovativo che permette, anche restando comodamente seduti sul divano di casa, di migliorare la propria capacità espressiva, conoscere i propri mezzi di comunicazione vocale, apprendendo i più efficaci metodi di lettura persuasiva in pubblico, attraverso lezioni live con interazione e ascolto diretto tra insegnante e allievi. 

Modalità di partecipazione

Per iscriversi al corso è necessario inviare un'email con i propri dati personali (nome, cognome, data di nascita, recapito telefonico) all'indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. entro e non oltre venerdì 12 giugno 2020 allegando alla presente contabile del bonifico di € 120,00, da effettuarsi entro e non oltre la data sopra riportata al seguente IBAN: IT77O0814061110000030119920 Codice BIC: CCRTIT2T38A Causale: iscrizione corso lettura espressiva online giugno 2020. Si precisa che detto importo potrà essere restituito nel caso in cui non si dovesse raggiungere il numero minimo di 4 (quattro) partecipanti, salvo diverso accordo con l'iscritto che intenda perfezionare lo stesso il corso di lettura espressiva online individualmente. Per maggiori informazioni visita la pagina Facebook dell'Associazione Culturale Teatro del Cuore di Feltre e Belluno, oppure telefona al numero 347 3164423 (Roberto Faoro). 

 

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La teoria della performance, come espressione del sè in scena.

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La vita umana, dicevano gli antichi, è breve. L'arte, invece, è lunga e immortale, sopravvive alle generazioni degli uomini che, come foglie, nascono e si dileguano nel tempo di un mattino. Se c'è un aspetto caratteristico nella storia dell'arte contemporanea, è di aver a lungo polemizzato contro questo adagio secolare. Nei primi anni Settanta la polemica sfocia in manifesto: l'arte deve farsi breve, effimera e fuggente proprio come la vita. E' questa la svolta imminente che conduce in pochi decenni alla fluidificazione dei confini tra singole arti, alla sperimentazione tecnica in ogni ambito, ma soprattutto a portare alla ribalta un nuovo genere artistico, la performance art. 

Quest'espressione nasce tra le mura del Black Mountain College nel Nord della Carolina, che accolse durante il periodo bellico artisti ed intellettuali europei rifugiatesi negli Stati Uniti d'America per scampare alla persecuzione nazista. Negli anni Cinquanta questa struttura diviene la sede di una vera e propria comunità di artisti, musicisti, pittori, scrittori, attori e registi che contribuiscono a determinare forme e ideologie all'avanguardia. Il fondersi delle molteplici idee pone le premesse per dare vita ad un nuovo modo di fare arte che si trasferisce dal celebre college al Downton Newyorkese.

La performance trova inizialmente le sue espressioni nella musica di Cage del Fluxus Group, negli happening di Kapprow, nel lavoro politico del Living Theatre di Julian Beck e nella pop art di Andy Warhol. In questo particolare contesto storico, culturale e politico la performance si manifesta per lo più come un discorso multitematico che assembla le arti visive, il teatro, la danza, la musica, la poesia e il cinema in un ritornello, dove la ritualità primitiva e lo sciamanesimo determinano una ricreata interazione tra artista e spettatore, interrompendo il fazioso ricatto di compiacimento attraverso la proposizione di una strategia d'identificazione e di glorificazione e alla creazione di una rete di nuovi segni, che diventano facilmente riconoscibili e, allo stesso tempo, sono fortemente alterativi e del tutto sperimentali alla normale quotidianità culturale dello spettatore, cioè alla forma e ai principi della cultura dominante. A tal riguardo, Andrea Nouryeh distingue cinque elementi principali che caratterizzano la performance: la body art, l'esplorazione dello spazio, del tempo, la rappresentazione autobiografica in cui l'artista racconta avvenimenti della propria vita e, infine, la cerimonia rituale. 

La performance trova poi nell'elaborazione antropologica del teatro le strutture di ascendenza primitiva per veicolare la contestazione politica attraverso il ricorso ad un linguaggio subliminale che lega assieme vita e sguardo, artista e comunità, fenomeni sociali contemporanei e culture primitive superstiti.

In seguito la performance viene influenzata sempre più dalla riflessione antropologica sul teatro, strutturando un training in grado di permettere all'attore di essere un performer, che azzera totalmente la soglia tra oggettivo e soggettivo, cioè tra estraniamento e immedesimazione, agendo per pura passione. Questa nuova primitiva realtà dell'attore diventa un potente veicolo per la trasmissione di ideologie ed architetture dello spazio scenico postmoderno. Il nuovo approccio del performer segna la frontiera tra tradizione e avanguardia e tra messa in scena e performance. L'attore rappresenta il proprio personaggio fingendo di non sapere di essere a teatro. Il performer, invece, mette al centro della scena il proprio io, rifiutando il testo tradizionale, preferendo agire su un copione da cui non può prescindere, presentandosi sul paco come una persona narrante, sentendo il bisogno di trasformare la performance in un rituale che possa contribuire a rendere il teatro un'esperienza visiva per lo spirito.

La performance esplica ciò che la scena tradizionale contiene in sè, cioè quello scambio di relzioni tra attore e spettatore, che porta quest'ultimo ad attendere da chi recita modalità codificate e, per tanto, l'attore necessita del comportamento riflettente dello spettatore. Di conseguenza, l'intensità della performance rappresenta il fulcro dell'atto creativo dell'attore sciamano. Nella performance il testo ricalca principalmente ciò che accade all'interno dello spazio performativo, che ricomprende sia l'azione della performance sia quella del pubblico. Per questo motivo la sua trasmissione non può che appartenere alla tradizione orale. 

La successiva evoluzione teorica della performance è legata al The Performance Group (TPG) che nasce nel 1967 come laboratorio universitario alla New York University, fondato da Richard Scechner che un anno dopo trasferisce l'attività del TPG al Performing Garage di Wooster Street, dove il gruppo lavora alla tragedia di Euripide Le Braccianti, rielaborata con il testo Dionysus in 69. La riadattazione del testo euripideo diventa per Schechner un campo di battaglia dove l'uso di strumentazioni sceniche e la denuncia socio - politica si affrontano alla ricerca di un qualcosa di unico in grado davvero di rivoluzionare teatro e società.

Oggi Richard Schechner è considerato uno fra i più importanti attori di teatro del Novecento, nonchè uno dei massimi teorici. A lui si devono i sei assiomi sul teatro ambientale che pongono enfasi su concetti come ampio spettro della performance, comportamento recuperato, intere sequenze performative, magnitudini della performance, entrati definitivamente nel discorso sulle arti performative. 

La scrittura di Schechner ripropone tali concetti attraverso il ricorso ad uno stile puramente incentrato sulla praticità della conoscenza. Lo dimostrano anche i numerosi articoli del suo libro "Il nuovo terzo mondo della performance" pubblicato da Bulzoni, tradotti in lingua italiana da vari docenti universitari e da giovani studiosi. In contrasto con le tendenze individualistiche dei sui contemporanei, Richard Schechner trasforma ogni frase in uno strumento di lotta e di persuasione, a puro sostegno di un'arte sperimentale e radicale che sia in grado di aiutare a creare una nuova estetica. 

Da lui, in particolare, gli appassionati di teatro portano nel proprio cuore questi suoi pensieri riportati nel libro Magnitudini della Performance, pubblicato sempre dalla casa editrice Bulzoni di Roma, nella collana Biblioteca Teatrale:

"Gli sciamani e gli artisti sono persone allenate ai sogni: possono mettere a fuoco, tenerli a mente e riferirli. Il racconto può avvenire attraverso qualsiasi mezzo: parole, azioni, disegni, suoni. Le persone allenate ai sogni sono anche capaci di combinare liberamente le loro immagini di sogno con quello che ricevono dalla vita comune, dalla tradizione ed altre fonti. Mettere in scena sogni o memorie elaborate dai sogni, rompe violentemente le barriere tra il virtuale e il reale, una barriera che gli animali non possono far altro che mantenere intatta. Tra gli esseri umani il "come sè" congiuntivo del sognare è trasformato per mezzo della performance nell'indicativo "è" dell'azione del corpo. E una volta che la barriera tra sognare e fare è spezzata, ogni specie di cose (concettuali, fantastiche ricordate) si sparge in tutte le sue direzioni. Il futuro del rituale è il continuo incontro tra immaginazione e memoria tradotto in azioni eseguibili per mezzo del corpo". (R. Schechner - Magnitudini della Performance, Roma, Bulzoni). 

 

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